Led Zeppelin III, il terzo capitolo

8 Maggio 2023

Cosa ci viene in mente di solito quando sentiamo il nome cosmico di Led Zeppelin? Ci ritorna nella memoria una delle più grandi band hard-rock della storia, riecheggiano pezzi forti come Whole Lotta Love, Stairway To Heaven, Black Dog, Kashmir.
Ma c’è un altro lato della loro musica da tener presente: l’anima folk.
È una dimensione, quella del folk, che ha indubbiamente caratterizzato lo stile dei Led Zeppelin, la cui grande originalità risiede proprio nell’aver combinato hard rock e folk acustico.
Un esempio in una canzone? La leggendaria Stairway To Heaven del 1971, una brillante dimostrazione di come il contrasto folk/hard rock abbia influito sulla popolarità del loro stile.
Ma non è con questo mitico brano che nasce questo stile originale, anzi, possiamo definirlo come l’apice di una direzione sonora che la band seguiva sin dalle origini e che si concretizzò in un disco peculiare.
Nell’ottobre del 1970 usciva Led Zeppelin III e, come il titolo suggerisce, è il terzo album della loro discografia.
Un disco più folk che rock, a giudicare dalla prevalenza di pezzi acustici, ma che sarà di forte impatto per i lavori successivi.
Nel 1970 la band decise di prendersi una pausa dai concerti e si rifugiò nell’idilliaca Bron-Yr-Aur, un villaggio nel Galles.
Fu questo l’ambiente ideale in cui prendere ispirazione e comporre pezzi acustici come That’s the way, Down by the seaside, Bron-Y-Aur Stomp, Bron-Yr-Aur, alcuni dei quali vennero poi pubblicati nell’album in via di sviluppo.
Pezzi come Down by the seaside e Bron-Yr-Aur vennero invece ripescati per l’album Physical Graffiti del 1975.
La composizione di così tanti pezzi, tra quelli pubblicati e altri scartati o pubblicati su altri album, fu il prodotto di una fertile e intensa creatività in un periodo di meritatissima pausa.


E non solo, sempre in quel periodo risalgono due pezzi importantissimi nella loro carriera: Immigrant Song e Since I’ve been loving you.
Immigrant Song, beh, la conosciamo un po’ tutti, con Jimmy Page che tira fuori uno dei riff più celebri della storia e Robert Plant con i suoi vocalizzi da urlo.
È anche il pezzo d’apertura dell’album in questione, che dire, un’apertura tanto rock in un album a prevalenza folk.
Si dice che per il testo di Immigrant Song Plant abbia preso ispirazione durante un concerto a Reykjavik, capitale dell’Islanda.
Di altrettanto grande impatto è Since I’ve Been Loving You, quarta traccia dell’album, che con i suoi 7 minuti di blues caldo e adagio esplora emozioni uniche, ritmate dai profondi bassi di John Paul Jones e dal pulsante suono della grancassa di Bonzo.
Registrato in presa diretta, questo spontaneo blues rock cattura uno dei momenti più belli e più emozionanti del loro grande lavoro in studio.


Ma, come già anticipato, il loro terzo disco è più un lavoro sviluppato attraverso gli acustici e mistici sentieri del folk.
Vi sono arrangiamenti di brani folk tradizionali come nel caso di Gallows Pole, le dolci armonie in That’s the way, la ritmata Bron-Y-Aur Stomp, la slide guitar nel rurale blues Hats Off to Roy Harper.
Insomma, la varietà non manca, ma neanche la ricerca di nuove sonorità.
Senza dimenticare il bordone e l’atmosfera orientale di Friends, un brano dall’aria davvero esotica.
Curiosamente per registrare e mixare alcuni di questi brani furono scelti il Rolling Stones Mobile Studio e gli Electric Lady Studios, rispettivamente di proprietà dei Rolling Stones e di Jimi Hendrix.
Una scelta davvero speciale.
Speciale quanto la copertina del disco, bianca con una serie di figure psichedeliche sparse in vari punti, includendo anche le immagini dei componenti della band e del famoso dirigibile Zeppelin (oltre al titolo che dà nome all’album).
Quello della copertina è un bianco che simboleggia un nuovo inizio, una tabula rasa da abbellire con nuove sonorità, nuovi stili musicali, rappresentati dagli ornamenti psichedelici che coprono la sua superficie.
Nonostante l’iniziale fredda accoglienza da parte della critica, questo album si rivelerà fondamentale nel definire il nuovo approccio musicale della band del dirigibile.
È un disco di transizione, che segna il passaggio da uno stile fortemente blues rock dei primi due album a una combinazione di elementi folk e hard rock.
L’universo dei Led Zeppelin inizia così ad evolversi sempre di più, entrando a far parte della grande e rivoluzionaria storia del rock.

                – Danny Santoro

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